martedì 15 novembre 2016

Recensione - Naufragio sulla terra di Darkover


Marion Zimmer Bradley

Naufragio sulla Terra di Darkover




Leggendo questo romanzo mi sono sentito come i vecchi che scrutano pensosi i cantieri e mormorano che le cose non si fanno più bene come una volta.
Poi ho deciso che quando sarò Sindaco dell'Universo imporrò a tutti gli appassionati di fantasy di assaporare le atmosfere estranianti e trasversali di questo immenso ciclo.

È forse difficile da spiegare, ma effettivamente ho trovato tra la Bradley e molti autori contemporanei la stessa differenza che c'è tra un regista e uno youtuber: uno sa esattamente cosa sta facendo, l'altro ci prova. Oh, per carità, gli youtuber piacciono, hanno milioni di fan e creano, a volte, anche contenuti interessanti, divertenti. Però restano smanettoni della rete.
C'è uno spessore nelle descrizioni appena tratteggiate, nell'invenzione di una fauna aliena perfettamente in linea col suo habitat, nella coerenza caratteriale dei personaggi, nella solidità complessiva dell'impianto, che è difficile andare a ritrovare altrove.

Naufragio sulla Terra di Darkover ha proprio il sapore di un libro d'altri tempi: è distopico, fantasy e fantascientifico assieme. In alcune trovate ricorda i film di Shyamalan, nelle “scenografie” lo Star Trek classico del capitano Kirk, gli alieni sono quelli timidi e misteriosi di The Abyss. E tutto per porre le basi di un grande ciclo che ha molto, moltissimo di medievale (e dal quale – e sono pronto a giocarmici molto – un certo Martin è andato spesso a trarre ispirazione...).
Chapeau, signora Bradley, chapeau.

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