Marion
Zimmer Bradley
Naufragio sulla Terra di Darkover
Leggendo
questo romanzo mi sono sentito come i vecchi che scrutano pensosi i
cantieri e mormorano che le cose non si fanno più bene come una
volta.
Poi
ho deciso che quando sarò Sindaco dell'Universo imporrò a tutti gli
appassionati di fantasy di assaporare le atmosfere estranianti
e trasversali di questo immenso ciclo.
È
forse difficile da spiegare, ma effettivamente ho trovato tra la
Bradley e molti autori contemporanei la stessa differenza che
c'è tra un regista e uno youtuber: uno sa esattamente cosa sta
facendo, l'altro ci prova. Oh, per carità, gli youtuber piacciono,
hanno milioni di fan e creano, a volte, anche contenuti interessanti,
divertenti. Però restano smanettoni della rete.
C'è
uno spessore nelle descrizioni appena tratteggiate,
nell'invenzione di una fauna aliena perfettamente in linea col suo
habitat, nella coerenza caratteriale dei personaggi, nella solidità
complessiva dell'impianto, che è difficile andare a ritrovare
altrove.
Naufragio
sulla Terra di Darkover ha proprio il sapore di un libro d'altri
tempi: è distopico, fantasy e
fantascientifico assieme. In alcune trovate ricorda i film di
Shyamalan, nelle “scenografie” lo Star Trek
classico del capitano Kirk, gli alieni sono quelli timidi e
misteriosi di The Abyss. E tutto per porre le basi di un
grande ciclo che ha molto, moltissimo di medievale (e dal quale – e
sono pronto a giocarmici molto – un certo Martin è andato spesso a
trarre ispirazione...).
Chapeau,
signora Bradley, chapeau.