martedì 15 novembre 2016

Recensione - La Signora delle Tempeste


Marion Zimmer Bradley

La Signora delle Tempeste


(o “Da dove Martin ha preso spunto”)




La Signora delle Tempeste è il romanzo che – cronologicamente parlando – inaugura la lunga serie di libri fantasy dedicati al mondo medieval-feudaleggiante di Darkover, il pianeta dal sole rosso.

È preceduto in realtà da “Naufragio sulla terra di Darkover”, ambientato mille anni prima, ma in questo caso non si tratta di un libro propriamente fantasy (piuttosto fanta-scifi), e da una serie di antologie che vanno a colmare questo ampio iato temporale, opere terze benedette dalla scrittrice.

Perciò, se vi accingete a leggere il ciclo, attenetevi a questa progressione, guglate qualcosa sull’ordine dei libri di Darkover, e leggeteli rigorosamente in ordine cronologico: prima il naufragio, poi le antologie – se le trovate – quindi La Signora delle Tempeste. Tutte le discussioni su come si dovrebbero leggere le serie quando l’autore “salta” alternando prequel, sequel ecc sono, per citare un grande filosofo del nostro tempo, “una cagata pazzesca”, per lo meno quando si ha la facoltà di iniziare una saga già conclusa; ovvio, se si inizia un ciclo in corso e l’eclettico scrittore (no George-R.R-non-diciamo-il-cognome, non ce l'ho con te, proprio no) ce lo spezza interrompendo la narrazione per tuffarsi nei prequel, nelle serie tv e nel rassicurante crogiuolo della sua stessa adipe, allora, beh, c’è poco da fare.

I libri in questione hanno una trama che va dall’anno X all’anno X+n? E allora si comincia dallo zero e si va avanti. Perfino se l’autore stesso aveva in mente altro. Oh.

[Io tra l’altro ho trovato in un mercatino una vecchia edizione Nord che mette assieme Naufragio sul pianeta Darkover e La Spada Incantata, che è l’ottavo. WTF! Ma perché!? – perché sì, e lo si capisce dal tracotante sottotitolo “Due romanzi del celebre ciclo della Terra di Darkover”, così, presi a caso]

Quindi… Dopo aver letto e grandemente apprezzato lo zero cronologico di questa serie, appunto “Naufragio sul pianeta Darkover”, sono passato alla Signora delle Tempeste. E cosa ho scoperto?

Che è il Trono di Spade.

O meglio, che il Trono di Spade è fortemente ispirato al lavoro della Bradley. È una mia ipotesi, ma le coincidenze stilistiche e strutturali sono talmente evidenti che dubito fortemente si tratti di casualità.

Molti capitoli hanno per titolo il nome di un personaggio, inoltre l’intero libro è basato sulla stretta relazione familiare tra gli stessi, e il sesso ha un ruolo decisamente importante.

La differenza più evidente sta nel fatto che MZB non esplicita coiti e sbudellamenti, e tutto l’insieme “profuma” un po’ (ma anche più che un po’) di Harmony. La nostra ha inoltre un gusto più spiccato per la narrazione introspettiva, mentre Martin si affida moltissimo al discorso diretto – il che secondo me va a favore di una lettura più agile delle avventure di Tyrion & Co. rispetto al ritmo più blando di questo libro – ma mi sono reso conto che si traducessero le elucubrazioni interiori dei personaggi in dialogo, davvero saremmo palesemente di fronte al babbo di Game of Thrones.

Lo somiglianze sono davvero tante, e alcune possono essere addotte al fatto che tutti e due sono andati a pescare dalla storia feudale e rinascimentale (come ad esempio per la tradizione di accompagnare i novelli sposi al talamo la prima notte di nozze), ma io credo che il buon GRRM abbia dato più che una sbirciatina al ciclo di Darkover.

Finito.

Anzi no, dimenticavo. Il libro è bello, ci sono un sacco di idee, dalle pietre matrici, ai circoli dei Regolatori (che funzionano a livelli, e a noi giocatori incalliti di D&D sentir parlare di circolo di venticinquesimo livello, ci piace tanto), fino alle sottigliezze – meglio, alle finezze – che la Bradley crea nell’uso dei poteri mentali dei personaggi.

Insomma, bello bello, leggetelo.

Finito (di nuovo).

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