Marion
Zimmer Bradley
La Signora delle Tempeste
(o
“Da dove Martin ha preso spunto”)
La
Signora delle Tempeste
è il romanzo che – cronologicamente parlando – inaugura la lunga
serie di libri fantasy
dedicati al mondo medieval-feudaleggiante di Darkover,
il pianeta dal sole rosso.
È
preceduto in realtà da “Naufragio sulla terra di Darkover”,
ambientato mille anni prima, ma in questo caso non si tratta di un
libro propriamente fantasy (piuttosto fanta-scifi), e da una serie di
antologie che vanno a colmare questo ampio iato temporale, opere
terze benedette dalla scrittrice.
Perciò,
se vi accingete a leggere il ciclo, attenetevi a questa progressione,
guglate
qualcosa sull’ordine dei libri di Darkover,
e leggeteli rigorosamente
in
ordine cronologico:
prima il naufragio, poi le antologie – se le trovate – quindi La
Signora delle Tempeste.
Tutte le discussioni su come
si
dovrebbero leggere le serie quando l’autore “salta” alternando
prequel, sequel ecc sono, per citare un grande filosofo del nostro
tempo, “una cagata pazzesca”, per lo meno quando si ha la facoltà
di iniziare una saga già conclusa; ovvio, se si inizia un ciclo in
corso e l’eclettico scrittore (no
George-R.R-non-diciamo-il-cognome,
non ce l'ho con te, proprio no) ce lo spezza interrompendo la
narrazione per tuffarsi nei prequel, nelle serie tv e nel
rassicurante crogiuolo della sua stessa adipe, allora, beh, c’è
poco da fare.
I
libri in questione hanno una trama che va dall’anno X all’anno
X+n? E allora si comincia dallo zero e si va avanti. Perfino se
l’autore stesso aveva in mente altro. Oh.
[Io
tra l’altro ho trovato in un mercatino una vecchia edizione
Nord
che mette assieme Naufragio sul pianeta Darkover e La
Spada Incantata,
che è l’ottavo. WTF! Ma perché!? – perché sì, e lo si capisce
dal tracotante sottotitolo “Due romanzi del celebre ciclo della
Terra di Darkover”, così, presi a caso]
Quindi…
Dopo aver letto e grandemente apprezzato lo zero cronologico di
questa serie, appunto “Naufragio
sul pianeta Darkover”,
sono passato alla Signora
delle Tempeste.
E cosa ho scoperto?
Che
è il Trono
di Spade.
O
meglio, che il Trono di Spade è fortemente ispirato al lavoro della
Bradley.
È una mia ipotesi, ma le coincidenze stilistiche e strutturali sono
talmente evidenti che dubito fortemente si tratti di casualità.
Molti
capitoli hanno per titolo il nome di un personaggio, inoltre l’intero
libro è basato sulla stretta relazione familiare tra gli stessi, e
il sesso ha un ruolo decisamente importante.
La
differenza più evidente sta nel fatto che MZB non esplicita coiti e
sbudellamenti, e tutto l’insieme “profuma” un po’ (ma anche
più che un po’) di Harmony. La nostra ha inoltre un gusto più
spiccato per la narrazione introspettiva, mentre Martin
si affida moltissimo al discorso diretto – il che secondo me va a
favore di una lettura più agile delle avventure di Tyrion
& Co. rispetto al ritmo più blando di questo libro – ma mi
sono reso conto che si traducessero le elucubrazioni interiori dei
personaggi in dialogo, davvero saremmo palesemente di fronte al babbo
di Game
of Thrones.
Lo
somiglianze sono davvero tante, e alcune possono essere addotte al
fatto che tutti e due sono andati a pescare dalla storia feudale e
rinascimentale (come ad esempio per la tradizione di accompagnare i
novelli sposi al talamo la prima notte di nozze), ma io credo che il
buon GRRM abbia dato più che una sbirciatina al ciclo di Darkover.
Finito.
Anzi
no, dimenticavo. Il libro è bello, ci sono un sacco di idee, dalle
pietre
matrici,
ai circoli
dei Regolatori
(che funzionano a livelli, e a noi giocatori incalliti di D&D
sentir parlare di circolo di venticinquesimo livello, ci piace
tanto), fino alle sottigliezze – meglio, alle finezze – che la
Bradley
crea nell’uso dei poteri mentali dei personaggi.
Insomma,
bello bello, leggetelo.
Finito
(di nuovo).