martedì 15 novembre 2016

Recensione - La Corona di Spade


Robert Jordan

La Corona di Spade

La Ruota del Tempo – Libro settimo


Non so se avrò voglia di scrivere qualcosa per ogni libro della serie – e infatti comincio dal settimo, nonostante già dal prequel, Nuova Primavera, mi sia innamorato della Ruota del Tempo – per diversi motivi.
Innanzitutto otto-novecento pagine di narrazione a volume sono difficilmente conciliabili con i miei due bit di memoria, per cui, per quanto io me le goda durante la lettura, spesso mi accorgo di lasciarmi trasportare piuttosto passivamente tra una descrizione e l'altra, tra uno sguardo d'intesa e un aggiustarsi la gonna, tra un Mat e un Rand, un Reietto e una Nynaeve. I libri di Jordan sono talmente dettagliati che è difficile tirare le somme dopo aver chiuso l'ennesimo capitolo.
Quando ho scoperto la saga, in biblioteca, reparto Fantasy (fortunatamente epurato da qualsiasi oggetto che richiamasse anche solo lontanamente l'urban o il paranormal romance) e ho letto la quarta del libro uno, mi sono detto: “Mmmh, sembra interessante”. Ho adocchiato Nuova Primavera all'estrema sinistra della sfilza di tomoni e ho pensato: “Ok, proviamo con questo che è sottile. Speriamo sia orrendo, se no sono spacciato”.
E sono spacciato. Ogni libro è una magnifica avventura, ma inevitabilmente verso pagina cinque-seicento comincio a buttare l'occhio allo spessore rimasto da leggere.
Perché Jordan sarà sempre nell'olimpo degli Autori Fantasy per il sottoscritto, avvolto da luce dorata e cori di angeli, e tuttavia una sfrondatina di un paio di centinaia di pagine a volume la poteva dare.
Anche La Corona di Spade è così. Spesso ho la sensazione che Jordan scrivesse a fiumi solo perché gli piaceva. Doveva aver una tale inventiva che io me lo vedo con le dita che volano sulla tastiera mentre gongola agitando la testa di qua e di là come Steve Wonder. Bello lui.
Il libro è piacevole, godibile, coinvolgente, e il suo stile è fluido come sempre, ma dopo venti pagine di: lui guarda l'altro, l'altro si mette un dito nel naso, la tizia si liscia il vestito, quell'altra si sistema la gonna, un servitore versa il tè, un altro lo osserva... oh, anche basta.
Non me ne voglia nessuno – oppure voletemene, chissene – però credo che La Corona di Spade sarebbe stato ancora più straordinario con due dita di spessore in meno, e l'intero ciclo un po' meno “trascinato” (scusa Robert, per questa orrenda parola). Sammael, ad esempio, perché Rand non se l'è andato a prendere mille pagine fa? E sta benedetta Coppa dei venti, ci vogliamo arrivare o no?
Oh cacchio, ripensandoci mi sa che per com'è il finale l'intero libro poteva... No ok, ci sono le storie degli altri personaggi, quelle non sono risolte. Però...
Va bene, va bene, basta, mi calmo.
Detto questo, RIDATEMI MORAINE!!!
E morte a chiunque pensi di spoilerare qualcosa succeda dall'ottavo libro in poi.

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