domenica 20 maggio 2018

Recensione - La signora dei Draghi


La Signora dei Draghi è il primo libro della serie Dragonvarld, firmata dalla vera signora dei draghi di questo mondo, Margareth Weis.
Ho acquistato il libro in "bundle" assieme alla serie delle Dragonship, ed ero curioso di scoprire come l'autrice riuscisse a declinare il suo amore per le mitiche creature in questa nuova trilogia.

La Signora dei Draghi è una sacerdotessa, capo di un ordine femminile di cultiste dedite alla protezione del proprio regno dagli attacchi dei grandi rettili. Melisande è la sua designata success... succeditr.. quella che prenderà il suo posto, l'attuale Somma Sacerdotessa e una delle protagoniste della vicenda.
Dietro agli attacchi dei draghi si scopre presto un complesso intreccio di interessi e tradimenti, perpetrati non solo dagli umani.


Il ruolo di attore principale in questa vicenda tocca a Draconas, un drago (ma va?) a cui è stato concesso il potere di assumere forma umana per fungere da collegamento - e spia - tra le due stirpi. E' a Draconas che spetta il compito di indagare sugli attacchi e scoprire cosa si cela dietro ad essi, ed è un compito che gli viene assegnato proprio dall'élite dei draghi: gli umani non devono sapere nulla della sua missione.

Draconas si rivolge così al sovrano del regno vicino, Edoardo, che lo accompagnerà - anche fisicamente - nella sua investigazione verso il tempio delle sacerdotesse dei draghi e i suoi oscuri segreti.


La Signora dei Draghi mi ha lasciato abbastanza perplesso, per diversi motivi.
Il primo è che non sono riuscito a definire il target di riferimento del romanzo. Lo stile è piuttosto didascalico, privo di volgarità e con pochissimi termini scurrili, il che farebbe pensare a un pubblico di giovanissimi.
Tuttavia, fin dalle prime pagine scopriamo l'amore omosessuale tra Melisande e la guerriera a capo delle guardie, Bellona. Niente di male, ma la Weis non lesina le descrizioni degli incontri intimi tra le due, per cui il romanzo, per così dire, fluttua tra passaggi quasi banali e altri iperrealistici, in stile Martin.

Il secondo punto riguarda alcune soluzioni narrative, a mio parere piuttosto deboli, alle quali però concedo il beneficio del dubbio, trattandosi del primo romanzo di una serie in cui le apparenti mancanze e leggerezze potrebbero trovare spiegazione, e - soprattutto - perché è il minimo che una brava, no, una grande maestra del fantasy merita.
Stando a questo primo libro però personaggi come i monaci pazzi, a tutti gli effetti ritratti come monaci cristiani, con tanto di saio e tonsura, in un mondo in cui di cristiano non c'è nulla, appaiono quantomeno una forzatura, la mancanza di approfondimento verso un culto che dovrebbe avere caratteristiche e radici desunte dalla storia di Dragonvarld, e non dalla nostra.
Ma, come dicevo, vedremo...


Ultima nota dolente, la traduzione. Credo di averlo già detto altrove, ma un libro fantasy ambientato nel mondo X, nell'universo Y, nel regno K, e presentato tramite traduzione a un pubblico italiano NON deve avere personaggi chiamati Pino, Franco e nemmeno, come in questo caso, Edoardo. Se no mi leggo La Briscola in Cinque di Malvaldi che è un bellissimo e divertentissimo romanzo ambientato in un bar toscano e non un fantasy. Soprattutto (ed è qui che, come diceva un grande saggio, i fatti mi cosano) se Edoardo nella versione originale e, guarda caso, anche nel secondo episodio della saga in versione italiana, si chiama Edward...

Concludendo, La Signora dei Draghi non è il romanzo fantasy migliore che abbia letto, nemmeno tra quelli della Weis (lo stesso ciclo delle Dragonships è infinitamente più solido e godibile), l'indeterminatezza dello stile e alcune forzature stilistiche lo penalizzano, così come alcune scelte della traduzione.

Però non posso nemmeno dire si sia trattato di una brutta esperienza. In una cosa, infatti, si percepisce la grande abilità scrittoria di Margareth Weis, la capacità di trasmettere un senso di sospensione nel momento in cui si richiude la quarta di copertina, la voglia di scoprire, a prescindere da quanto la lettura ci abbia avvinto, come prosegue la vicenda, cosa che nonostante tutto non mancherò di fare.
E chissà che il giudizio complessivo non cambi radicalmente alla fine del terzo capitolo... 


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