martedì 15 novembre 2016

Recensione - Firmino


Sam Savage

Firmino



Oggi non voglio parlare di un libro fantasy, ma di un libro fantastico.
Fantastico perché il protagonista è un topo – anzi un ratto – che legge, suona, balla e sogna. Fantastico perché è bellissimo.
La prima parola che mi viene in mente per descrivere Firmino è “jazz”; Firmino è un romanzo jazz.
È caldo e accogliente, fumoso, e sa di carta leggermente ammuffita. Ha queste caratteristiche perché Sam Savage riesce a far ascoltare le elucubrazioni del suo ratto, la musica che gli piace, i sapori che scopre, e le emozioni che prova con una sensibilità che le rende quasi tangibili.
È jazz perché fino alla fine rimane essenziale e intelligente.

E poi, porca miseria, come fa un appassionato di fantasy a non adorare un ratto che si pappa libri a tutto spiano e vive isolato in un mondo fatto solo di romanzi e fantasie, un essere sfigato il cui unico “amico” (che nella mia testa ha l'aspetto del grasso sassofonista dei Simpsons) è un aspirante autore di fantascienza derelitto e solo più di lui?

Ancora: ma l'avete mai visto Sam Savage? Ogni amante del fantasy dovrebbe averne uno sul comodino!


Come si può non adorare questo romanzo, quindi? Semplicemente, non si può.
Ho amato Firmino intensamente, come chiunque l'abbia conosciuto, e come, vi assicuro, farete anche voi.

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