martedì 15 novembre 2016

Recensione - Il Labirinto

Terry Brooks
I Viaggi della Jerle Shannara - libro secondo

Il Labirinto



Continua con Il Labirinto la “trilogia” (in realtà si tratta, come già era stato per il ciclo degli Eredi di Shannara, di un unico romanzo diviso in tre parti) dei Viaggi della nave volante Jerle Shannara.
Dopo aver affrontato – appunto – un lungo viaggio, che porta il druido Walker e i suoi compagni a scontrarsi con nuovi e terribili avversari, il gruppo dei protagonisti si trova di fronte una minaccia molto differente da ciò che si sarebbe atteso.

Ad aggravare la situazione è la Strega di Ilse, che col suo seguito di ufficiali della Federazione e umanoidi a sangue freddo, i Mwellret, è all'inseguimento dei membri della spedizione di Walker fino all'estremo e sconosciuto nord, bramosa di vendetta nei confronti del druido e desiderosa di recuperare antichi e potenti tesori magici provenienti dal Vecchio Mondo.

Le minacce però risiedono anche nell'animo e nel passato dei protagonisti, i quali, come sempre accade nelle storie di Terry Brooks, dovranno intraprendere un percorso di maturazione personale e dolorosa accettazione delle proprie fragilità di fronte a clamorose rivelazioni e confessioni inaspettate eccetera eccetera.
Quello che però mi interessa sottolineare è come il mitico Terry riesca, di libro in libro, a non annoiare (beh, dai, solo un pochino). È incredibile come si possa sfruttare tanto un'idea senza risultare stucchevoli (beh, dai, solo un pochino).

Ho trovato davvero poche differenze tra il labirinto de Il Labirinto e la grande città di pietra (un altro residuato del Vecchio Mondo) in cui si è svolto l'epilogo della trilogia degli Eredi di Shannara.
In effetti ripensando all'intero ciclo – almeno alla decina di libri che ho letto –, l'unico che si stacca dagli altri è La Spada di Shannara (che però è Il Signore degli Anelli reloaded, quindi non vale) e forse, in parte, Le Pietre Magiche, dove inizia realmente il cammino autonomo dell'intera saga. Per il resto è tutto un susseguirsi di coppie di protagonisti, un druido, cattivi di turno e lunghe elucubrazioni mentali con una spruzzata di Re del Fiume Argento.

Come riesce allora a tenere milioni di fan incollati alle sue pagine il buon ex avvocato americano?
Credo che sia merito di un'attenta mescolanza di questi stessi fattori, unita a quella che a me piace chiamare “una grande ampiezza di vocabolario” (e in questo va dato atto anche alle traduzioni italiane).
Insomma, se è vero che squadra che vince non si cambia, allora coach Brooks ha trovato una formula davvero vincente e se la sta tenendo stretta, e noi siamo ben contenti di rimanere ad affollare gli spalti, in attesa di un'altra conferma.

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