martedì 26 dicembre 2017

Bright

- Originale Netflix

[no spoiler]


In queste vacanze ho deciso di recuperare tutta la nerditudine di cui mi sono dovuto privare negli ultimi mesi, per via del lavoro. Così ho dato fondo ai gighi mensili e ho guardato diverse cosette, tra cui questo Bright, il cui trailer messo in bella mostra sul mio profilo Netflix mi aveva da subito incuriosito.

Innanzitutto mi ha colpito la qualità della produzione. Sempre più spesso i prodotti a marchio Netflix si distinguono per l'alto impatto visivo, assolutamente in linea con quello dei film che vengono distribuiti nei cinema (e anzi, rispetto alle ultime cose che ho visto, decisamente superiore. Capito "Star Wars: The Last movie i'm going to pay for"?).

Secondo, ho avuto immediatamente l'impressione che potesse essere il film in cui Will Smith recuperava la verve perduta. Non un super macho con manie di protagonismo come è stato, ad esempio, per i deludenti Suicide Squad e Men in Black III, ma un personaggio "normale", vicino alla cinquantina, umano e concreto.


Terzo, il trailer mi ha proposto un'ambientazione in cui orchi, elfi e umani popolano il mondo contemporaneo con una formula che - pur non essendo innovativa - veniva proposta secondo una prospettiva che mi ricordava molto District 9. Tutto è infatti assolutamente realistico; non si indulge in super effetti speciali, ma si punta sugli aspetti relazionali di una società multirazziale.

In questo mondo alternativo scopriamo gang di orchi che lottano con i portoricani per il dominio del quartiere, discriminati e ghettizzati in quanto colpevoli di essere passati al Male in un tempo ormai remoto, che però continua a fomentare l'odio razziale. La metafora sulle odierne controversie religiose e sociali non è nemmeno velata, ma Bright non è un film pretenzioso. Non è un finto fantasy con velleità intellettuali di analisi e critica alla società contemporanea. Bright è un vero fantasy che sfrutta il nostro mondo per costruire una realtà alternativa solida e convincente.


La vicenda è ambientata in una Los Angeles dominata da una casta di ricchi e spocchiosi elfi, biondi, bellissimi e diafani ma più intolleranti di Calderoli e Borghezio messi assieme. Il nucleo più numeroso della popolazione è costituito dagli umani, e alla base della piramide sociale troviamo gli orchi, che sono i paria e gli esclusi. La loro colpa? Aver scelto di schierarsi con il Signore Oscuro duemila anni prima. Da allora molte cose sono cambiate, ma non l'odio delle altre razze per loro.

Il look delle creature è molto curato, e, anche in questo caso, non è mai eccessivo. Gli elfi, coi tratti spigolosi, gli zigomi alti e gli occhi luminosi, ricordano molto quelli di Warcraft (eccezion fatta per le le orecchie telescopiche). Gli orchi hanno le tipiche zanne sporgenti e una pigmentazione rosa-blu che ne rappresenta il tratto caratteristico e originale. Altre creature fanno apparizioni fugaci: tra loro le odiose fatine, considerate insetti fastidiosi, una donna dall'aspetto umano ma dotata di palpebre nittitanti come il cefalopoide che Will Smith insegue in Man in Black, e infine i nani, citati, ma mai mostrati.


Protagonista delle vicende narrate è Ward, poliziotto a cui hanno appioppato un compagno orco, Jakoby, cosa che, nonostante il carattere tranquillo del collega, gli creerà inimicizie e problemi a non finire.
Sullo sfondo della loro travagliata collaborazione si muovono gruppi di potere, sette, gang e si profila il ritorno del Signore Oscuro.

Bright è nel complesso molto godibile, un mix ben riuscito di action movie, poliziesco e fantasy.
Ha qualcosa del scify sociale di District 9 e del fantasy moderno e leggero di Blade, sequenze spettacolari e diverse battute molto divertenti, inoltre, soprattutto nella seconda parte, con l'ingresso in scena della malvagissima elfa Noomi Rapace (Uomini che odiano le donne, Prometheus), introduce un certo grado di cattiveria e persino qualche scena turpe.


Insomma, Bright mi è piaciuto. Forse non entrerà nell'Olimpo dei film più spettacolari di sempre, ma mi auguro che la scelta di una produzione Netflix possa premiarlo, e magari chissà, favorirne un seguito. Io me lo guarderei.



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