di TheGardener87
LA SAGA DI GILEAD
(Gilead's Blood) di Dan Abnett e Nick Vincent.
Hobby & Work Publishing (2002)
Ero poco più che un ragazzino (bei tempi andati) quando per natale trovai sotto l'albero La Saga di Gilead, ambientato nel mondo di Warhammer, e, per il lettore che ero allora fu un'intensa esperienza.
Il libro narra delle vicende dell'elfo alto Gilead Lothain e del suo fedele Fithvael, gli ultimi superstiti della nobile casata di Tor Anrok.
Il romanzo si apre nel dramma: Gilead subisce una grave perdita che lo segna profondamente, avviandolo su quel solco di sventura e malinconia che lo guiderà tutta la vita.
Alieni al nuovo mondo creato dalle razze giovani i due elfi vagano in città abitate da creature rozze, dai costumi ai loro occhi aberranti, e si spingono fino a terre desolate dominate dalla Morte.
In questo viaggio i nostri eroi si prefiggono di volta in volta un nuovo scopo per dare senso alla loro esistenza altrimenti priva di significato.
In questo viaggio i nostri eroi si prefiggono di volta in volta un nuovo scopo per dare senso alla loro esistenza altrimenti priva di significato.
L'ombroso Gilead è perennemente in bilico su una spirale autodistruttiva, ammantato dal luttuoso ricordo della perduta grandezza degli elfi; solo il suo compagno, il vecchio Fithvael, riesce a tenere viva la fiamma del suo valore: l'umanità di Gilead infatti risiede tutta nel cuore di Fithvael, senza il quale non sarebbe altro che un relitto pieno di amarezza che attende la fine in una torre diroccata.
Questo libro, di per sé non eccezionale, soprattutto se confrontato con altri fantasy più moderni, ha un posto importante nella mia formazione letteraria: per la prima volta vi ho trovato un eroe crepuscolare, fallibile e tragico, con più difetti che pregi. Arrogante, irascibile ed egoista, Gilead richiama alla mente Elric di Melniboné nel suo soggiacere ai propri difetti; il nobile elfo ha con il suo compagno di viaggio un rapporto simile a quello tra Sherlock Holmes e il Dottor Watson, dove il primo ricco di talenti ma mancante di una vera bussola morale è tenuto a galla solo dal coprotagonista, meno talentuoso ma ricco di valori morali e capace di impedirgli di sprofondare nel vizio e nell'autolesionismo.
Nel corso della narrazione i due elfi si cimenteranno in diverse imprese, collegate da un sottilissimo filo di speranza: trovare tracce dei loro simili, di un nuovo posto che possano chiamare casa, combattendo di volta in volta contro avversari sempre più feroci nel tentativo di sfuggire al vuoto che sentono crescere dentro.
Anche le forze del Caos, elemento centrale del mondo di Warhammer, qui giocano la propria parte, gettando un'ombra spaventosa e allucinante sulle avventure più significative dei due eroi.
Non entro qui nel merito delle singole storie che compongono il racconto, di cui solo alcune davvero sono in realtà davvero degne di nota, ma ancora una volta sottolineo l'aspetto principale: l'atmosfera oscura di questo libro, che lo rende particolarmente coinvolgente, e poi l'eroe, che pur nella sua assenza di umanità mette in scena in modo credibile numerosi difetti che permettono al lettore di partecipare alla profondità del suo lutto, simpatizzando per quello che altrimenti sarebbe (solo) un grandissimo bastardo viziato.
Le avventure di Gilead proseguono in Gilead's Curse, che non è stato tradotto in italiano.
Se cercate un libro fantasy con una trama complessa e imprevedibile questo forse non è il titolo per voi, ma se apprezzate un'atmosfera oscura e dalle tinte fosche qui ne troverete in quantità.