mercoledì 12 luglio 2017

Recensione - Malazan dei Caduti

La Saga

di The Gardener87




In questa recensione voglio parlare dell’intera saga di Malazan e della personale esperienza che ne ho tratto, senza svelare dettagli fondamentali sulla trama.

La Caduta di Malazan (Malazan Book of the Fallen), l’opera di 10 libri scritti dal canadese Steven Erikson tra il ’99 e il 2006 (edita in Italia tra il 2004 e il 2016) è nella mia esperienza la saga fantasy più complessa e strutturata in cui mi sia imbattuto, con una completezza paragonabile solo alle opere di Tolkien.

Ho cominciato il primo volume [I Giardini della Luna, NdR] dopo che la saga mi era stata caldeggiata fortemente, e, nonostante nelle prime pagine avessi avuto alcuni dubbi in merito alla profondità dell’opera, a causa di uno dei molti personaggi presentati (che temevo facesse sprofondare il tutto nel classico fantasy col giovane eroe di scarso spessore) mi sono ricreduto completamente quando l’audacia e la vastità dell’opera hanno cominciato a dipanarsi.




La saga di Malazan prende l’avvio dalle vicende di un’armata dell’omonimo impero a poca distanza da un colossale avvicendamento di potere; sulle vicende di questi soldati si andranno a intrecciare decine di altre storie e centinaia di personaggi dotati di una propria autonomia narrativa. In questo grande racconto molte volte le vicende sembrano allontanarsi dal filone principale, che non è facile da identificare, per poi tornare a convergere inaspettatamente: più di una volta infatti, un personaggio, che a prima vista pare solo uno dei tantissimi nomi, si rivela una pietra miliare della trama, con le proprie ambizioni e la sua crescita personale.

In questa saga Steven Erikson descrive e definisce un mondo con storia, cultura, popoli e pantheon diversificati, insieme alla struttura stessa del multiverso, a sua volta influenzata dalla natura della magia; il mondo di Malazan rientra a pieno titolo nel genere high-fantasy, dove gli dei sono personaggi attivi del racconto, il cui fato è legato a doppio filo a quello dei propri fedeli e del mondo mortale che tentano di influenzare.

In questi racconti, vi avviso fin d’ora, la morte è in agguato, tra i personaggi che si affollano sullo sfondo, tra gli eroi e tra gli antagonisti: nemmeno gli dei sono al sicuro dal destino infausto.
Eroi e antieroi sono divisi da un confine labile: la molteplicità dei punti di vista conferisce spessore alle fazioni, ciascuna spinta da diverse motivazioni e desideri. [Qui c'era un commento del Giardiniere sulla fragilità dell'animo umano, cassato per la palese inadeguatezza al contesto. Voglio però lasciare il mio biasimo a imperitura memoria  del suo momento di debolezza. Che non capiti più: shame on you, Gardener! NdR]


I testi sono di grande qualità e le riflessioni profondamente introspettive, contribuendo in maniera fondamentale alla caratterizzazione psicologica di personaggi, che, dal primo all'ultimo non mancano di aprire al lettore una finestra sulla propria coscienza, con tutti i turbamenti e le passioni che li animano.

Questa saga merita di essere considerata una vera e propria pietra miliare del fantasy moderno, e colloca Steven Erikson - nella mia classifica personale -, nella stessa posizione occupata nella fantascienza da Dan Simmons (autore del ciclo “I canti di Hyperion”). Tuttavia non è esente da alcuni difetti.
La narrazione, pur essendo molto coinvolgente, a volte rimane soffocata dalla mole stessa del racconto: la sensazione di non riuscire ad afferrare la direzione della trama, lo sforzo di ricordare a chi appartiene un nome e in quale occasione ha fatto cosa, si amplifica man mano che si prosegue nella saga. In alcuni passaggi sembra che interi filoni narrativi, per quanto interessanti, rimangano fini a se stessi, e molti di questi lasciano quesiti irrisolti nel finale.
Tra i volumi che compongono l’opera l’ottavo [I Segugi dell'Ombra, NdR] e il nono [La Polvere dei Sogni, NdR] risultano meno scorrevoli dei precedenti: qui il flusso degli eventi sembra trascinarsi pigramente tra le riflessioni e le speculazioni di molti personaggi, lontano dal susseguirsi di fatti e rivelazioni tipico dei primi volumi, ricchi di incontri carichi di tensione alternati a momenti dai toni leggeri.



Alla fine della storia non posso, in tutta franchezza, affermare di avere compreso la trama, sulla quale dovrò riflettere a lungo, forse persino tentando una seconda lettura per mettere in ordine i pezzi del puzzle.
Nonostante l’incredibile complessità, non posso però in alcun modo considerare quest’opera meno che eccezionale, destinata a influenzare profondamente il mio personale approccio al genere fantasy.

Dopo anni di romanzi fantasy in cui le sublimi vette del potere e della magia erano solo scuse per fare evadere protagonisti adolescenziali dal dramma della realtà amorosa – oltre che dalla pochezza della loro profondità psicologica – questa saga di Malazan ci tuffa in un mondo di dei, ascendenti, umanoidi e bestie, dove la magia è una forza costituente e in evoluzione, intrecciata nel tessuto della realtà con sentieri e stratificazioni innumerevoli.



Se siete appassionati del genere fantasy non potete lasciarvi sfuggire quest’opera imponente, che sono sicuro vi colpirà quanto ha colpito me.
Se siete anche amanti dei Giochi di Ruolo poi, ci andrete a nozze: Steven Erikson e Ian Esslemont hanno descritto quest’incredibile mondo proprio come ambientazione per un GdR e, dopo i primi rifiuti hanno avuto la forza di trasformare le proprie idee in grandi romanzi, anche esterni al ciclo principale del Libro dei Caduti di Malazan.
Se non siete amanti del fantasy invece, perché non avvicinarsi a esso con questo capolavoro?

Non lasciatevi intimidire dalla mole degli scritti: i primi cinque libri [I Giardini della Luna, La Dimora Fantasma, Memorie di Ghiaccio, La Casa delle Catene, Maree di Mezzanotte, NdR] possono considerarsi autoconclusivi, ma arrivati a quel punto sarete probabilmente troppo coinvolti per abbandonare la lettura di questa epica vicenda.


La Caduta di Malazan è sicuramente una lettura impegnativa, ma che non mancherà di ricompensare chi saprà dedicarvi l’attenzione che merita.

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