La Saga
di The Gardener87
In questa recensione voglio parlare dell’intera saga di
Malazan e della personale esperienza che ne ho tratto, senza svelare dettagli fondamentali
sulla trama.
La Caduta di Malazan (Malazan Book of the Fallen), l’opera
di 10 libri scritti dal canadese Steven Erikson tra il ’99 e il 2006 (edita in Italia
tra il 2004 e il 2016) è nella mia esperienza la saga fantasy più complessa e
strutturata in cui mi sia imbattuto, con una completezza paragonabile solo alle
opere di Tolkien.
Ho cominciato il primo volume [I Giardini della Luna, NdR] dopo che la saga mi era stata
caldeggiata fortemente, e, nonostante nelle prime pagine avessi avuto alcuni
dubbi in merito alla profondità dell’opera, a causa di uno dei molti personaggi
presentati (che temevo facesse sprofondare il tutto nel classico fantasy col
giovane eroe di scarso spessore) mi sono ricreduto completamente quando
l’audacia e la vastità dell’opera hanno cominciato a dipanarsi.
La saga di Malazan prende l’avvio dalle vicende di un’armata
dell’omonimo impero a poca distanza da un colossale avvicendamento di potere;
sulle vicende di questi soldati si andranno a intrecciare decine di altre
storie e centinaia di personaggi dotati di una propria autonomia narrativa. In
questo grande racconto molte volte le vicende sembrano allontanarsi dal filone
principale, che non è facile da identificare, per poi tornare a convergere inaspettatamente: più di una volta infatti, un personaggio, che a prima vista pare solo uno dei tantissimi nomi, si rivela una pietra
miliare della trama, con le proprie ambizioni e la sua crescita personale.
In questa saga Steven Erikson descrive e definisce un mondo
con storia, cultura, popoli e pantheon diversificati, insieme alla struttura
stessa del multiverso, a sua volta influenzata dalla natura della magia; il
mondo di Malazan rientra a pieno titolo nel genere high-fantasy, dove gli dei
sono personaggi attivi del racconto, il cui fato è legato a doppio filo a
quello dei propri fedeli e del mondo mortale che tentano di influenzare.
In questi racconti, vi avviso fin d’ora, la morte è in
agguato, tra i personaggi che si affollano sullo sfondo, tra gli eroi e tra gli
antagonisti: nemmeno gli dei sono al sicuro dal destino infausto.
Eroi e antieroi sono divisi da un confine labile: la
molteplicità dei punti di vista conferisce spessore alle fazioni, ciascuna
spinta da diverse motivazioni e desideri. [Qui c'era un commento del Giardiniere sulla fragilità dell'animo umano, cassato per la palese inadeguatezza al contesto. Voglio però lasciare il mio biasimo a imperitura memoria del suo momento di debolezza. Che non capiti più: shame on you, Gardener! NdR]
I testi sono di grande qualità e le riflessioni profondamente introspettive, contribuendo in maniera fondamentale alla caratterizzazione
psicologica di personaggi, che, dal primo all'ultimo non mancano di aprire al
lettore una finestra sulla propria coscienza, con tutti i turbamenti e le
passioni che li animano.
Questa saga merita di essere considerata una vera e
propria pietra miliare del fantasy moderno, e colloca Steven Erikson - nella mia classifica personale -, nella
stessa posizione occupata nella fantascienza da Dan Simmons (autore del ciclo “I canti di Hyperion”). Tuttavia non è esente da alcuni
difetti.
La narrazione, pur essendo molto coinvolgente, a volte rimane
soffocata dalla mole stessa del racconto: la sensazione di non riuscire ad
afferrare la direzione della trama, lo sforzo di ricordare a chi appartiene un
nome e in quale occasione ha fatto cosa, si amplifica man mano che si prosegue
nella saga. In alcuni passaggi sembra che interi filoni narrativi, per quanto
interessanti, rimangano fini a se stessi, e molti di questi lasciano quesiti irrisolti nel finale.
Tra i volumi che compongono l’opera l’ottavo [I Segugi dell'Ombra, NdR] e il nono [La Polvere dei Sogni, NdR] risultano meno scorrevoli dei precedenti: qui il flusso degli eventi
sembra trascinarsi pigramente tra le riflessioni e le speculazioni di molti
personaggi, lontano dal susseguirsi di fatti e rivelazioni tipico dei primi
volumi, ricchi di incontri carichi di tensione alternati a momenti dai toni
leggeri.
Alla fine della storia non posso, in tutta franchezza,
affermare di avere compreso la trama, sulla quale dovrò riflettere a lungo,
forse persino tentando una seconda lettura per mettere in ordine i pezzi del
puzzle.
Nonostante l’incredibile complessità, non posso però in alcun modo considerare
quest’opera meno che eccezionale, destinata a influenzare profondamente il mio
personale approccio al genere fantasy.
Dopo anni di romanzi fantasy in cui le sublimi vette del potere
e della magia erano solo scuse per fare evadere protagonisti adolescenziali dal
dramma della realtà amorosa – oltre che dalla pochezza della loro profondità
psicologica – questa saga di Malazan ci tuffa in un mondo di dei, ascendenti,
umanoidi e bestie, dove la magia è una forza costituente e in evoluzione, intrecciata nel tessuto della
realtà con sentieri e stratificazioni innumerevoli.
Se siete appassionati del genere fantasy non potete
lasciarvi sfuggire quest’opera imponente, che sono sicuro vi colpirà quanto ha
colpito me.
Se siete anche amanti dei Giochi di Ruolo poi, ci andrete a
nozze: Steven Erikson e Ian Esslemont hanno descritto quest’incredibile
mondo proprio come ambientazione per un GdR e, dopo i primi rifiuti hanno avuto la forza di trasformare le proprie idee in grandi romanzi, anche
esterni al ciclo principale del Libro dei Caduti di Malazan.
Se non siete amanti del fantasy invece, perché non
avvicinarsi a esso con questo capolavoro?
Non lasciatevi intimidire dalla mole degli scritti: i primi
cinque libri [I Giardini della Luna, La Dimora Fantasma, Memorie di Ghiaccio, La Casa delle Catene, Maree di Mezzanotte, NdR] possono considerarsi autoconclusivi,
ma arrivati a quel punto sarete probabilmente troppo coinvolti per abbandonare
la lettura di questa epica vicenda.
La Caduta di Malazan è sicuramente una lettura impegnativa, ma
che non mancherà di ricompensare chi saprà dedicarvi l’attenzione che merita.