giovedì 15 giugno 2017

Recensione - La Vita, l'Universo e Tutto Quanto

Douglas Adams

La Vita, l'Universo e Tutto Quanto



L'ultima parte di Ristorante al Termine dell'Universo, mi aveva lasciato perplesso, un po' deluso e spaventato. Mancavano tre libri alla fine del ciclo della Guida Galattica per Autostoppisti, e se il tono fosse rimasto quello dimesso e meditabondo con cui si concludeva il secondo capitolo della serie, avrei riscontrato due seri problemi.
Il primo è che mi sarebbe crollato il mito ridanciano della Guida Galattica, il secondo è che mi sarei dovuto sorbire tre romanzi noiosi.

Così mi sono approcciato a La Vita, l'Universo e Tutto Quanto in punta di piedi, con le mani davanti agli occhi e giusto lo spazio tra le dita per sbirciare fuori, e devo dire che quello che ho visto mi ha tranquillizzato.

Questo terzo capitolo della "trilogia in cinque atti" di Douglas Adams risolleva le sorti della saga, riavvicinandosi - pur senza raggiungerli pienamente - ai clamorosi colpi di genio e alle invenzioni che hanno reso la Guida Galattica la pietra miliare che - giustamente - è.

Le avventure di Arthur Dent, Ford Prefect, Trillian, Zaphod Beeblelbrox e dell'androide depresso Marvin riprendono ritmo e buon umore, la trama riparte con un ottimo slancio costruttivo e il dipanarsi della storia ruota attorno a una sceneggiatura molto ben strutturata, degna del grande scrittore che Adams era.

In questo capitolo i nostri eroi dovranno vedersela con un antico sigillo infranto, robot omicidi, e alieni molto pacifici ed estremamente ostili (sembra un controsenso, ma altrimenti non staremmo parlando di questo strano universo), così come col lascito dei temibili Incazzosi Demoniazzi Pezzati di Striterax, avversari degli Strenui Combattoni di Stug e degli Strangolosi Stilettani di Jajazikstak. E ci viene anche svelato il mistero della balena e del vaso di petunie. Tutto chiaro?


La risoluzione finale è forse un tantino veloce, ma nel complesso si tratta di un romanzo (quasi del tutto) a livello della Guida, in linea con le aspettative dei fan del buon Adams, che mi ha lasciato con una rinnovata voglia di proseguire nell'esplorazione della galassia da lui immaginata. 
Se dovessi dargli un voto da 1 a 10, direi che non potrebbe che essere un bel 42.


Recensione - Blame!

BLAME!

Netflix movie
by The Gardener87



Dopo molti anni dalla prima pubblicazione italiana del manga BLAME! di Tsutomu Nihei, risalente al 1998, l’uscita di un OAV ispirato a questo fumetto di culto (produzione probabilmente dovuta al successo del più recente Knight of Cydonia, del medesimo autore) mi ha stupito non poco.

Se non avete letto BLAME! cercherò di descriverlo per sommi capi in modo da permettervi di capire le osservazioni che seguono su quello che, come prodotto isolato, rimane un OAV di discreta qualità.

BLAME! è un manga ambientato forse sulla terra, forse nel futuro ("Maybe on earth, maybe in the future") in cui un eroe di pochissime parole vaga in un misterioso mondo totalmente artificiale, fatto di spazi infiniti e tunnel claustrofobici, in cerca di esseri umani non contaminati. 


In questo fumetto già dalla prima vignetta si manifesta l’ermetismo più completo che caratterizzerà l’intera opera e in generale tutta la produzione di Nihei: è un fumetto dai ritmi cadenzati, in cui l’atmosfera cupa e aliena permeano ogni tratto, ogni luogo e ogni volto. Gli scontri tra gli abitanti di questo mondo sono spietati, brutali, con conseguenze terribili sia per i combattenti che per l’ambiente circostante, che è esso stesso un personaggio della storia, un interlocutore i cui dialoghi sono fatti di silenzio.



La “Megastruttura” è abitata da strani personaggi allucinati e sofferenti, mai completamente umani ma molto più che semplici robot, il cui destino si intreccia fugacemente con quello dell’eroe Killy, nel bene o nel male.



Il design degli ambienti è semplicemente incredibile, una sequenza di incubi industriali in bilico tra Escher e Giger (rivela gli studi di architettura di Nihei), insieme a mecha-design per l’epoca assolutamente innovativo e inquietante.

I dialoghi sono estremamente rarefatti, lasciando alle tavole l’arduo compito di rivelare gran parte della trama, che fino alla fine rimane a dir poco criptica, pur essendo di grande fascino.

BLAME! è un fumetto che a mio dire si ama o si odia, proprio per le medesime caratteristiche, che fanno propendere verso l’una o l’altra direzione.

Insomma…
…a me è piaciuto molto…



Vediamo al film, per prima la parte critica di questo recente OAV.
Questo BLAME! è molto diverso dalla serie di brevi episodi usciti nel 2003  (in realtà più un esperimento audiovisivo che una vera serie animata), e si apre con un gruppo di personaggi in corsa nella buia megastruttura, chiaramente consci del pericolo ma anche dell’importanza del compito che hanno intrapreso.
Un gruppo che contiene ALMENO un personaggio di troppo, dato che chiunque abbia letto il fumetto non aspettava altro che vedere il solitario Killy in qualche luogo misterioso infinito e soffocante allo stesso tempo, dove l’unico rumore è il suono echeggiante dei suoi passi.
Questi personaggi in corsa sono, in pieno stile giapponese, un gruppo di teenager usciti in missione senza il consenso degli adulti. In BLAME! [OAV, NdR] i personaggi sono privi di età o contesto sociale (salvo rari casi) e questa scelta che nulla aggiunge alla trama lascia un po' perplessi.



Dell’eroe di poche parole, Killy, ancora nessuna traccia fino a che non fanno la loro comparsa le Safeguard, i feroci robot umanoidi garanti di un "ordine" ormai fuori controllo, tradizionali antagonisti dell’eroe e della sua missione che anche qui fanno la parte del cattivo.
In questo film di animazione Killy, nonostante compaia con molti dei suoi attributi principali (la piccola ma potentissima pistola, l’aspetto emaciato, un passato oscuro e molte risorse nascoste) appare come una figura marginale rispetto ai pescatori dell'elettrosilos e alla loro vicenda, risultando, più che misterioso e distaccato, un tipo all'apparenza un po' lento.


Una grande pecca è la colonna sonora, assolutamente anonima e priva di personalità, al punto che potrebbe figurare in un qualunque genere (rimanendo sempre abbastanza insipida).
Dei suoni digitali di questo mondo sintetico, secchi e randomici (roba da Max Studio, tipo Autechre, per cercare di farvi capire le mie aspettative) come cluster di dati deteriorati che si scontrano nella “rete dei geni terminali”, nessuna traccia.

Veniamo ora ai punti di forza di questo BLAME!, che nonostante le mie critiche precedenti esistono e hanno il loro valore.
La qualità grafica - sia dei personaggi che dell’ambiente - è di tutto rispetto, dato che ripropone piuttosto fedelmente molti scorci del fumetto originale; anche l’adattamento della storia ai tempi cinematografici merita un plauso, riuscendo quanto meno a fornire allo spettatore una chiave di lettura su quanto sta vedendo.


E' opportuno precisare che quella raccontata nel film è solo una storia dell’universo di BLAME!, senza nessun tentativo di inclusione dell’intera vicenda o di tutti gli eventi che accadono nel fumetto.
In questo OAV troviamo molti elementi del materiale originale, Killy, i Costruttori, le misteriose e spietate Safeguard insieme alla nemesi dell’eroe, Sakan (o Sana-Kan a seconda dell’edizione), oltre ai pescatori dell’Elettrosilos, Cibo e gli ambienti stessi, oltre a molte vicende che sono adattamenti di passaggi memorabili della versione inchiostrata.
Grandi assenti sono le Creature di Silicio, altri nemici storici del protagonista, ma in un ora e quarantacinque non si può avere tutto.

Tirando le somme questo BLAME!, pur non riuscendo a catturare in toto l’atmosfera cyberpunk del fumetto, ed essendo forse un po' lento nella narrazione, riesce a divertire e tenere viva l’attenzione. Se non avete mai letto BLAME! questo adattamento è una buona introduzione all’opera d’esordio di Nihei, mentre se lo conoscete già probabilmente rimarrete in parte delusi, magari anche con una stretta di commozione nel rivedere dopo tanto tempo “adventure seeker Killy in the cyber dungeon quest” tornare in azione.